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Episodio 77. La Seconda Guerra Mondiale. La Resistenza dei Carabinieri. Filippo Caruso e la sua Banda

19:37
 
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Come sapete bene ascoltando questo podcast, abbiamo già parlato dei Carabinieri a Roma, sia nella difesa della Capitale (episodio 72), sia nelle settimane difficili comprese tra la fine dei combattimenti e la cattura e l’internamento dei Carabinieri di Roma (episodi 73 e 75).

Ora è giunto il momento di toccare un tema strettamente collegato, ovvero cosa fecero quei Carabinieri che fortunosamente riuscirono a sottrarsi alla cattura e a dileguarsi. Molti di questi rimasero nascosti grazie alla rete di solidarietà composta da semplici cittadini, da amici, colleghi e superiori che erano già riusciti a trovare un modo per combattere l’occupazione tedesca.

La maggior parte dei Carabinieri si riunì nella lotta all’interno di un’unità molto particolare, la Banda Caruso, dal nome del suo comandante, il Generale Filippo Caruso. Ecco dunque di cosa parleremo brevemente in questa puntata.

Un autorevole storico della Resistenza, partigiano anch’egli ricordò le vicende dei Carabinieri in poche righe: "Il 7 ottobre sono catturati nelle caserme di Roma e deportati in Germania 1.500 carabinieri, rei soltanto di «delitto di pensiero», cioè di conservarsi nel loro intimo fedeli al giuramento prestato al re. Il 16 ottobre sono catturati in ghetto, e deportati in Germani 2.091 ebrei, rei soltanto di esser nati da un seme diverso da quello delle SS naziste" (Battaglia, 1964, 237).

Il 7 ottobre 1943 rappresentò lo spartiacque tra quella fase attendista e guardinga che l’Arma dei Carabinieri Reali, senza più un Comando Generale motore dell’Istituzione, visse e quella più attiva della Resistenza non solo al tedesco, ma soprattutto a quegli italiani che avevano aderito al progetto fratricida fascista repubblichino, complice ed esecutore ancora più feroce dello stesso occupante. La nomina di Archimede Mischi (1° ottobre) a comandante generale dell’Arma e la cancellazione di quell’aggettivo “Reali”, che tanto stava a cuore agli stessi militari, rappresentavano segnali nefasti per tutto l’organismo militare.

Lo spartiacque, si è detto, fu il 7 ottobre 1943 perché chiarì definitivamente per tutti i militari dell’Arma quali fossero le reali intenzioni dell’occupante tedesco e del fedele e solerte gregario repubblichino.

Buon ascolto!

Fonti consultate:

Romano Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Torino, Einaudi, 1964;

Flavio Carbone, La partecipazione dei Carabinieri al Fronte Clandestino di Resistenza. Roma 1943, in Flavio Carbone (a cura di), Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, Numero Speciale “I Carabinieri del 1943”, a. LXX (2023), pp. 229-234;

Annamaria Casavola, La deportazione rimossa dei Carabinieri romani. 7 ottobre 1943, in Flavio Carbone (a cura di), Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, Numero Speciale “I Carabinieri del 1943”, a. LXX (2023), pp. 187-205;

Anna Maria Casavola, 7 ottobre 1943. La deportazione dei Carabinieri romani nei Lager nazisti, Roma, Edizioni Studium, 2008;

I Carabinieri 1814 –1980, Roma, Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, 1980; Massimiliano Sole, I piani nazisti per la deportazione dei Carabinieri di Roma nei telegrammi intercettati dagli alleati, in Flavio Carbone (a cura di), Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, Numero Speciale “I Carabinieri del 1943”, a. LXX (2023), pp. 207-219.

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La maggior parte dei Carabinieri si riunì nella lotta all’interno di un’unità molto particolare, la Banda Caruso, dal nome del suo comandante, il Generale Filippo Caruso. Ecco dunque di cosa parleremo brevemente in questa puntata.

Un autorevole storico della Resistenza, partigiano anch’egli ricordò le vicende dei Carabinieri in poche righe: "Il 7 ottobre sono catturati nelle caserme di Roma e deportati in Germania 1.500 carabinieri, rei soltanto di «delitto di pensiero», cioè di conservarsi nel loro intimo fedeli al giuramento prestato al re. Il 16 ottobre sono catturati in ghetto, e deportati in Germani 2.091 ebrei, rei soltanto di esser nati da un seme diverso da quello delle SS naziste" (Battaglia, 1964, 237).

Il 7 ottobre 1943 rappresentò lo spartiacque tra quella fase attendista e guardinga che l’Arma dei Carabinieri Reali, senza più un Comando Generale motore dell’Istituzione, visse e quella più attiva della Resistenza non solo al tedesco, ma soprattutto a quegli italiani che avevano aderito al progetto fratricida fascista repubblichino, complice ed esecutore ancora più feroce dello stesso occupante. La nomina di Archimede Mischi (1° ottobre) a comandante generale dell’Arma e la cancellazione di quell’aggettivo “Reali”, che tanto stava a cuore agli stessi militari, rappresentavano segnali nefasti per tutto l’organismo militare.

Lo spartiacque, si è detto, fu il 7 ottobre 1943 perché chiarì definitivamente per tutti i militari dell’Arma quali fossero le reali intenzioni dell’occupante tedesco e del fedele e solerte gregario repubblichino.

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Fonti consultate:

Romano Battaglia, Storia della Resistenza italiana, Torino, Einaudi, 1964;

Flavio Carbone, La partecipazione dei Carabinieri al Fronte Clandestino di Resistenza. Roma 1943, in Flavio Carbone (a cura di), Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, Numero Speciale “I Carabinieri del 1943”, a. LXX (2023), pp. 229-234;

Annamaria Casavola, La deportazione rimossa dei Carabinieri romani. 7 ottobre 1943, in Flavio Carbone (a cura di), Rassegna dell’Arma dei Carabinieri, Numero Speciale “I Carabinieri del 1943”, a. LXX (2023), pp. 187-205;

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