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“Il mio posto è qui”, intervista ai registi Cristiano Bortone e Daniela Porto
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Al 39° Lovers Film Festival, abbiamo incontrato i registi Cristiano Bortone e Daniela Porto per un’intervista approfondita sul loro film “Il mio posto è qui”, presentato fuori concorso. Il film, ambientato nella Calabria del 1940, narra la storia di due persone solitarie si incontrano: Marta, una giovane madre il cui marito è morto durante la guerra e che ora è destinata a un altro matrimonio forzato, e Lorenzo, l’omosessuale custode della chiesa locale.
Dal libro al film
Bortone e Porto ci svelano le radici del film, soffermandosi sulla ricerca approfondita che ha preceduto sia la scrittura del libro omonimo, che la realizzazione cinematografica. I registi condividono la sfida di adattare il mondo del romanzo di Daniela Porto per il grande schermo, mantenendo intatta l’essenza della storia e dei personaggi. La loro esperienza unica come coppia di registi e autrice del libro ha contribuito a mantenere la coerenza narrativa tra le due forme artistiche.
Un lavoro sinergico
Cristiano Bortone e Daniela Porto riflettono sull’esperienza collaborativa nel fare cinema in famiglia, sottolineando sia le sfide che i vantaggi di questa dinamica. La loro sinergia ha contribuito a plasmare una visione morale condivisa, trasformando l’esperienza creativa in un processo ricco e gratificante: “In qualche modo ci siamo ritagliati ognuno i propri compiti.”
Il passato per raccontare il presente
Gli eventi e le tensioni della storia del film “Il mio posto è qui”, trovano riscontro nelle sfide che la società contemporanea affronta ancora oggi. Cristiano Bortone e Daniela Porto evidenziano i paralleli tra il passato e il presente, sottolineando l’importanza di continuare a fare film che mantengano vivo il dibattito sociale.
I registi esprimono la speranza che il ritorno del cinema italiano a tematiche sociali e storiche sia un segnale positivo, anche se riconoscono la necessità persistente di affrontare certe questioni. “Il mio posto è qui”, così come il film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, si inserisce in questo contesto, aprendo un dibattito su temi come l’emancipazione femminile e la lotta contro l’oppressione.
“Il mio posto è qui”, è un doloroso racconto di emancipazione e resilienza, con riflessi tangibili sulla società contemporanea. Premiato al Bif&st 2023 come Miglior Regista e Miglior Attrice Protagonista (Ludovica Martino), il film è una testimonianza struggente di coraggio e speranza.
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Al 39° Lovers Film Festival, abbiamo incontrato i registi Cristiano Bortone e Daniela Porto per un’intervista approfondita sul loro film “Il mio posto è qui”, presentato fuori concorso. Il film, ambientato nella Calabria del 1940, narra la storia di due persone solitarie si incontrano: Marta, una giovane madre il cui marito è morto durante la guerra e che ora è destinata a un altro matrimonio forzato, e Lorenzo, l’omosessuale custode della chiesa locale.
Dal libro al film
Bortone e Porto ci svelano le radici del film, soffermandosi sulla ricerca approfondita che ha preceduto sia la scrittura del libro omonimo, che la realizzazione cinematografica. I registi condividono la sfida di adattare il mondo del romanzo di Daniela Porto per il grande schermo, mantenendo intatta l’essenza della storia e dei personaggi. La loro esperienza unica come coppia di registi e autrice del libro ha contribuito a mantenere la coerenza narrativa tra le due forme artistiche.
Un lavoro sinergico
Cristiano Bortone e Daniela Porto riflettono sull’esperienza collaborativa nel fare cinema in famiglia, sottolineando sia le sfide che i vantaggi di questa dinamica. La loro sinergia ha contribuito a plasmare una visione morale condivisa, trasformando l’esperienza creativa in un processo ricco e gratificante: “In qualche modo ci siamo ritagliati ognuno i propri compiti.”
Il passato per raccontare il presente
Gli eventi e le tensioni della storia del film “Il mio posto è qui”, trovano riscontro nelle sfide che la società contemporanea affronta ancora oggi. Cristiano Bortone e Daniela Porto evidenziano i paralleli tra il passato e il presente, sottolineando l’importanza di continuare a fare film che mantengano vivo il dibattito sociale.
I registi esprimono la speranza che il ritorno del cinema italiano a tematiche sociali e storiche sia un segnale positivo, anche se riconoscono la necessità persistente di affrontare certe questioni. “Il mio posto è qui”, così come il film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, si inserisce in questo contesto, aprendo un dibattito su temi come l’emancipazione femminile e la lotta contro l’oppressione.
“Il mio posto è qui”, è un doloroso racconto di emancipazione e resilienza, con riflessi tangibili sulla società contemporanea. Premiato al Bif&st 2023 come Miglior Regista e Miglior Attrice Protagonista (Ludovica Martino), il film è una testimonianza struggente di coraggio e speranza.
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