Le tecnologie sono ovunque: nel nostro ufficio e in cucina, nell’automobile e a scuola. Cambiano il modo di viaggiare e lavorare, di ascoltare la musica e di telefonare. Le usiamo per giocare, per divertirci, per conoscere. E sono le tecnologie a determinare le grandi variabili su cui si basa la vita: gli approvvigionamenti di energia, la cura della salute, la coltivazione del cibo. La velocità con cui si sviluppano è esponenziale, inquietante e affascinante. Per questo 2024 si espande, alla ...
Il giro del mondo in 24 ore. Ideato da Chawki Senouci e in onda dal 6 ottobre 2003. Ogni giorno alle 19 Chawki Senouci e Martina Stefanoni selezionano e raccontano fatti interessanti attraverso rubriche, reportage, interviste e approfondimenti. Il programma combina notizie e stacchi musicali, offrendo una panoramica variegata e coinvolgente degli eventi globali.
Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.
Giuseppe Cruciani con David Parenzo conduce "La Zanzara", l'attualità senza tabù, senza censure, senza tagli alle vostre opinioni. Una zona franca per gli ascoltatori, uno spazio nemico della banalità e del politicamente corretto, l'arena dove il primo comandamento è parlare chiaro.
Discorsi Fotografici nasce dall’esigenza di creare un punto di riferimento e discussione nel panorama italiano della fotografia tradizionale e digitale.In un processo da fotografo a fotografo, Discorsi Fotografici punta a realizzare un canale di informazione sulle ultime novità, tecniche, tendenze, e tutto ciò che riguarda lo sconfinato mondo del dipingere con la luce.Punto di forza dell’idea è la creazione di podcast audio e video in cui far interagire il fotografo professionista così come ...
It’s the very first episode of The Big Pitch with Jimmy Carr and our first guest is Phil Wang! And Phil’s subgenre is…This Place is Evil. We’re talking psychological torture, we’re talking gory death scenes, we’re talking Lorraine Kelly?! The Big Pitch with Jimmy Carr is a brand new comedy podcast where each week a different celebrity guest pitches an idea for a film based on one of the SUPER niche sub-genres on Netflix. From ‘Steamy Crime Movies from the 1970s’ to ‘Australian Dysfunctional Family Comedies Starring A Strong Female Lead’, our celebrity guests will pitch their wacky plot, their dream cast, the marketing stunts, and everything in between. By the end of every episode, Jimmy Carr, Comedian by night / “Netflix Executive” by day, will decide whether the pitch is greenlit or condemned to development hell! Listen on all podcast platforms and watch on the Netflix Is A Joke YouTube Channel . The Big Pitch is a co-production by Netflix and BBC Studios Audio. Jimmy Carr is an award-winning stand-up comedian and writer, touring his brand-new show JIMMY CARR: LAUGHS FUNNY throughout the USA from May to November this year, as well as across the UK and Europe, before hitting Australia and New Zealand in early 2026. All info and tickets for the tour are available at JIMMYCARR.COM Production Coordinator: Becky Carewe-Jeffries Production Manager: Mabel Finnegan-Wright Editor: Stuart Reid Producer: Pete Strauss Executive Producer: Richard Morris Executive Producers for Netflix: Kathryn Huyghue, Erica Brady, and David Markowitz Set Design: Helen Coyston Studios: Tower Bridge Studios Make Up: Samantha Coughlan Cameras: Daniel Spencer Sound: Charlie Emery Branding: Tim Lane Photography: James Hole…
Ora non è più solo un’accusa. È una confessione. Il ministro israeliano della Difesa, Israel Katz, ha ordinato alle forze armate di bloccare la nave Madleen, partita dalla Sicilia per portare aiuti umanitari a Gaza. A bordo ci sono 12 attivisti della Freedom Flotilla Coalition — una rete internazionale che da anni tenta di rompere il blocco navale imposto su Gaza — tra cui l’europarlamentare franco-palestinese Rima Hassan, l’attivista svedese Greta Thunberg e il brasiliano Thiago Ávila. Non è solo un’operazione militare: è il tassello di una strategia dichiarata. Katz parla di “impedire il trasferimento di armi ad Hamas” ma, sotto la retorica consueta, emerge la vera posta in gioco: impedire ogni spiraglio di vita nella Striscia. La fame come arma. Il blocco navale serve a strangolare un’intera popolazione. Pianificato, scientifico, rivendicato. Chi prova a scalfire questa morsa viene subito bollato come nemico. “All’antisemita Greta e ai suoi amici dico chiaramente: tornate indietro”, ha dichiarato Katz. L’obiettivo non è solo fermare il cibo, è impedire che qualcuno racconti, che ci siano testimoni, che il mondo veda cosa accade davvero. Rima Hassan, a bordo della nave, parla di arresti, di sequestri di telecamere, di oscuramento delle comunicazioni. Israele non vuole spifferi nel suo assedio. La fame diventa un protocollo di guerra, la solidarietà un crimine, la testimonianza un atto sovversivo. Il genocidio per compiersi non deve avere testimoni. Il ministro di Israele sa bene che quando si apriranno gli occhi del mondo lui e i suoi compagni di governo saranno riconosciuto per quel che sono: criminali carnefici. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
Gaza continua a morire sotto le macerie, mentre l’Occidente si specchia nei propri valori traditi. La scena è la solita: dichiarazioni indignate, veti alle risoluzioni ONU, richiami rituali al diritto internazionale. Poi, sotto banco, la complicità. Gli Stati Uniti hanno blindato Israele con oltre 50 mila tonnellate di armamenti consegnati dopo il 7 ottobre 2023: 14 mila bombe, 3 mila missili, contratti da 20 miliardi di dollari. Cinque veti in Consiglio di Sicurezza ONU per impedire un cessate il fuoco. L’Europa recita un copione solo più cinico. La Germania ha concesso licenze militari per 485 milioni di euro dopo l’inizio dell’offensiva. La Francia, mentre Macron invoca pause umanitarie, fornisce componenti per droni e caccia. L’Italia, che rivendica di non autorizzare nuovi contratti, continua a spedire: 6 milioni di euro di forniture militari nel 2024 e 128 mila euro ancora nel 2025, in pieno massacro. La Spagna offre il capolavoro dell’ipocrisia. Pedro Sánchez proclama embargo e riconoscimento della Palestina, ma tra ottobre 2023 e marzo 2025 ha firmato contratti con Israele per oltre un miliardo di euro. I media occidentali raccontano Gaza partendo dal 7 ottobre, occultando decenni di occupazione, blocco e colonizzazione. Le vittime palestinesi restano numeri, il loro sterminio è una conseguenza del loro essere palestinesi. Gli israeliani, invece, hanno diritto al lessico emotivo del "massacro". A Gaza è in corso un esperimento mondiale: quanto è possibile sterminare protetti dall’ipocrisia del mondo? Quanto si può riscrivere una storia per giustificare un annientamento? I palestinesi sono le vittime, noi siamo le cavie. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
Ieri, mentre nella Striscia di Gaza si continuava a morire sotto i raid israeliani, l’amministrazione Trump ha esercitato per la quinta volta il veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, bloccando una risoluzione per il cessate il fuoco immediato e incondizionato. È il primo veto dopo il suo ritorno alla Casa Bianca. Quattordici Paesi hanno votato a favore, gli Stati Uniti hanno detto no, ancora una volta. Così i massacri continuano. A Gaza, nelle stesse ore, venivano bombardati due ospedali: l'Al-Ma’amadani e il Battista. All’Al-Ahli, già colpito otto volte, un drone israeliano ha ucciso almeno quattro persone, tra cui tre giornalisti palestinesi. Altri sei civili, compresa un'intera famiglia, sono stati uccisi a Khan Younis. L’Unicef, sotto assedio, ha evacuato bambini ustionati e feriti, per poi vederli nuovamente sotto attacco persino all’interno degli ospedali. L’ambasciatore pakistano all’Onu ha definito il veto americano "un via libera all'annientamento". L’ambasciatore algerino ha parlato di "macchia morale sulla coscienza mondiale". Ma Washington, come sempre, blinda Israele e trasforma il Consiglio di Sicurezza in una scenografia inutile. L’Italia, mentre gli Stati Uniti legittimano questi crimini con il proprio veto, resta agganciata a Trump per servilismo atlantico. Ma la politica estera non può essere un atto di fedeltà cieca. Se il governo italiano ha ancora un minimo di autonomia politica e morale, è ora che trovi il coraggio di smarcarsi. Perché chi tace di fronte a questi massacri diventa complice. E il sangue di Gaza sporca anche le mani di chi resta fermo. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
Ieri Israele ha fermato le distribuzioni di cibo a Gaza. Non per umanità, non per vergogna. Per strategia. Le file di disperati da cui pescare bersagli erano diventate troppo lunghe, troppo visibili, troppo ingombranti persino per chi, in Occidente, continua a ripetere che "bisogna distinguere". La Gaza Humanitarian Foundation — creata da Israele e gestita da contractor statunitensi, militari di compagnie private — ha chiuso i centri di distribuzione "per lavori di organizzazione ed efficienza". La traduzione è elementare: meno distribuzioni, meno folle, meno occhi del mondo addosso. Martedì, a Rafah, l’ennesima carneficina: 27 morti sotto i proiettili israeliani, mentre cercavano cibo. Le strade verso i centri sono state dichiarate “zone di combattimento”. Chi si avvicina rischia di essere giustiziato senza processo. Israele controlla cosa entra, quanto entra, quando entra. I valichi sono sotto il suo totale controllo: né Nazioni Unite né agenzie indipendenti possono decidere cosa far passare. In aprile, il numero dei camion di aiuti ammessi è crollato ai minimi storici, sotto i 200 al giorno: meno di un quarto rispetto al fabbisogno stimato per sfamare la popolazione assediata. Quando i morti sotto i droni non bastano più, quando i massacri diventano difficili da coprire perfino per i complici europei, resta la fame. Non serve il piombo ogni giorno, basta chiudere i rubinetti. La fame non ha bisogno di immagini, non sporca le mani, non costringe a spiegazioni nei salotti buoni. È un’arma più silenziosa, più comoda, più vile. Il genocidio continua. Cambiano solo i metodi. L’obiettivo è sempre lo stesso: annientare. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
A Gaza il pane continua a essere moneta di scambio tra la fame e la morte. La nuova "strage del pane" avvenuta nelle ultime ore a Rafah porta con sé numeri ancora una volta agghiaccianti: almeno 27 morti e oltre 90 feriti secondo il Ministero della Sanità di Gaza e Al Jazeera. Si spara su chi cerca cibo, su chi tenta di sopravvivere. E mentre i carri armati e i droni israeliani inchiodano i civili sui corridoi di distribuzione degli aiuti, l’esercito israeliano parla di "colpi di avvertimento" contro "sospetti" che si sarebbero avvicinati a 500 metri dalle postazioni militari. Di fatto hanno confessato, sconfessando coloro che inventavano responsabilità di Hamas. A certificare la gravità non sono solo i bilanci di sangue: l'ONU definisce ormai questi attacchi intorno ai centri di distribuzione come “crimini di guerra”. Il segretario generale Antonio Guterres invoca un'indagine indipendente: “È inaccettabile che i palestinesi debbano rischiare la vita per procurarsi del cibo”. Sembra banale ma di questi tempi tocca ribadirlo. Intanto la macchina di demolizione prosegue: bulldozer israeliani hanno abbattuto anche il muro posteriore dell’Ospedale Europeo di Khan Younis e bombardato l’ultimo centro dialisi a Beit Lahiya. La Gaza Humanitarian Foundation — organismo criminale sostenuto da USA e Israele e respinto dall'ONU — gestisce la distribuzione. Anche Trump ha le mani sporche di sangue. Mentre Madrid sospende i contratti militari con Israele, il consenso europeo verso Tel Aviv crolla ai minimi storici. Eppure l’ecatombe continua, in diretta, davanti agli occhi di un Occidente che si indigna a intermittenza. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
A Gaza si muore così: con le mani tese verso un pacco alimentare. Almeno 31 palestinesi sono stati uccisi a Rafah mentre attendevano gli aiuti della Gaza Humanitarian Foundation, un’organizzazione creata sotto il controllo indiretto di Washington e Tel Aviv. Alcuni testimoni parlano di soldati israeliani che hanno aperto il fuoco, di un carro armato che ha sparato sulla folla. Il pane è diventato un’esca, le file sono diventate bersagli mobili. Aiuti umanitari trasformati in trappole d’esecuzione. Intanto Meloni balbetta, certa stampa progressista minimizza, i partiti europei cincischiano. Ci pensa il Financial Times, non certo un foglio estremista, a dire ciò che la politica teme: servono sanzioni contro Israele. Perché l’evidenza dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità – documentata anche dall’ONU – ha superato ogni margine di ambiguità. L’Europa, dice il Financial Times, dovrebbe congelare le riserve estere della Banca d’Israele, limitare commercio e turismo, agire senza attendere Washington. Come ha fatto con Mosca, quando la violazione del diritto internazionale colpiva l’Ucraina. L’ipocrisia dell’Occidente qui è plateale. A Gaza la fame viene usata come arma, gli aiuti come esca, i civili come scudi. E mentre i bambini cadono per un sacchetto di farina, chi dovrebbe parlare si rifugia nelle formule prudenti. Ma ogni nuovo massacro rende quel silenzio sempre più complice. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
Il genocidio ha bisogno di propaganda, come primo passo per lo sterminio. Ha bisogno di una regia che sappia umanizzare l’orrore, raccontarlo come incidente, come costo collaterale, come atto tecnico. I morti sono “errori”, gli sfollamenti forzati si trasformano in “evacuazioni umanitarie”, e la fame, quella scientificamente indotta, diventa “distribuzione di aiuti”. Oggi gli affamati vengono adescati in massa con la scusa del pane. Immagini aeree mostrano file ordinate che ricordano i campi più bui della storia: corpi magri e mani protese verso un sacchetto di riso, usato come esca per spostare interi quartieri. Il tutto gestito da mercenari americani già condannati per crimini di guerra. Intanto si costruiscono 22 nuovi insediamenti illegali in Cisgiordania, come annunciato dal ministro Katz e dal fanatico Smotrich, celebrando “un grande giorno per il movimento degli insediamenti”. Una colonizzazione attiva, militare, permanente, in pieno corso. La propaganda (umanitaria) è il concime per il consenso per il genocidio. Netanyahu è la maschera perfetta di questa operazione, ma non l’unico attore. L’illusione che la sua caduta basti a rimettere le cose a posto è una comoda bugia per chi, nel frattempo, ha fornito armi, appoggi politici e coperture mediatiche. Il sistema resta. Chi ha cominciato a osservare la Palestina il 7 ottobre 2023 può credere che basti cambiare premier per cambiare rotta. Chi guarda da anni sa che la sostanza resta intatta, anche se cambiano i nomi. E sa che parlare di “aiuti” mentre si costruisce l’apartheid è il più violento degli inganni. Ora il rischio è che ci servano un genocidio umanitario. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
Nell’informativa urgente alla Camera, il ministro Tajani ha raccontato un’Italia che salva, costruisce e abbraccia. Peccato che sia un racconto. Mentre a Gaza l’accesso agli aiuti è stato bloccato per oltre 80 giorni, Tajani parlava di ricostruzione, di progetti architettonici e borse di studio, come se la fame e i bombardamenti fossero alle spalle. Secondo l’OCHA, nel solo maggio 2025, l’84% del territorio di Gaza risultava evacuato forzatamente, e oltre il 90% delle strutture ospedaliere era fuori uso. Eppure, Tajani celebrava un’Italia attiva, coinvolta, umanitaria. La realtà? Dal 2022 il governo Meloni ha sistematicamente evitato di sostenere risoluzioni ONU che chiedevano tregue immediate, cessate il fuoco o il riconoscimento dello Stato palestinese. Tajani stesso ha bollato come “slogan da piazza” la proposta di riconoscere la Palestina, mentre il suo esecutivo votava contro l’apertura di una procedura UE per sanzionare Israele per violazioni dei diritti umani. Perfino sulla Corte Penale Internazionale – che ha chiesto un mandato d’arresto per Netanyahu – il ministro ha definito “irrealizzabile” un’azione legale in Italia. L’unica coerenza è l’adesione alla linea israeliana: si plaude agli aiuti simbolici, ma si proteggono le forniture militari; si parla di pace ma si silenziano le responsabilità. Il discorso di Tajani alla Camera è stato un esercizio di propaganda travestito da diplomazia. Nessuna autocritica, nessun cambio di rotta, nessuna verità. Solo la solita liturgia di chi invoca la ricostruzione per seppellire, con una colata di cemento politico, i corpi che ancora non hanno smesso di morire. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
“Se Hamas liberasse gli ostaggi, la guerra finirebbe.” È la formula ripetuta come un mantra per offuscare il genocidio a Gaza. Ma cosa succede se a incrinare questa narrazione sono proprio le voci più autorevoli, quelle delle famiglie degli ostaggi israeliani? “Il governo sceglie i territori, non i nostri cari”, denuncia il Forum delle Famiglie, puntando il dito contro il “Piano Smotrich-Netanyahu”: un progetto per conquistare Gaza che passa sopra le vite dei prigionieri. Einav Zangauker, madre dell’ostaggio Matan, accusa Netanyahu di voler “una guerra eterna, motivata politicamente” invece del ritorno dei rapiti. E mentre le truppe partono per il fronte, il governo pianifica nuovi insediamenti “sulle spalle dei nostri ostaggi”. L’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem è brutale: Israele ha scelto “di sacrificare gli ostaggi per portare avanti la guerra totale”. E i racconti degli ostaggi liberati confermano i timori. Na’ama Levy, ex prigioniera, racconta che i bombardamenti israeliani “l’hanno messa in pericolo più di ogni altra cosa”. Gil Dickmann, cugino di Carmel Gat uccisa in prigionia, è chiarissimo: “Ogni escalation mette a rischio altre vite”. Nel frattempo, Netanyahu ha nominato a capo dello Shin Bet David Zini, uomo che ha definito il conflitto una “guerra per sempre” e si è detto contrario agli accordi per la liberazione degli ostaggi. Per le famiglie, questa nomina è un crimine deliberato. Ascoltando chi ha figli ancora prigionieri, il dubbio diventa legittimo: ne sanno più i commentatori imbiancati delle famiglie? Se l’agenda del governo preferisse le macerie di Gaza alla vita dei propri cittadini? #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
Non sono le fiamme che ardono vivi i bambini di Gaza a smuovere improvvisamente la stampa e, ora, la politica. Non è la coscienza a tirare i fili: è il consenso. La politica è un animale molto più stupido di quanto sembri. Vira quando annusa la possibilità di perdere voti, ritrova la parola quando la vergogna ha già macchiato le sue azioni e le sue omissioni. La notizia rilanciata dai quotidiani cosiddetti progressisti di una “grande manifestazione” del centrosinistra per fermare il genocidio che si consuma a Gaza è il ravvedimento tardivo nel tentativo di recuperare posizioni. La politica si muove dopo che i giornalisti si sono vergognati di aver contribuito al silenzio intorno all’eccidio. Ben venga, dice qualcuno, che si muovano anche se tardi. Ben venga, verrebbe da dire, che ora non siano più antisemiti coloro che pretendevano e pretendono reazioni contro il governo di Netanyahu, che sotto gli occhi del mondo si è trasformato in un laboratorio di distruzione. Manifestare, però, non è abbastanza. Le voci e le bandiere sono roba dei cittadini, che da mesi subiscono la censura sbirresca messa in atto dal governo. Nel centrosinistra italiano c’è il Partito Democratico, che a Bruxelles è una gamba importante del sostegno a Ursula von der Leyen. Obbligare fin da subito questa Commissione europea, che tuona contro il ricercato internazionale Putin ma tace sul ricercato internazionale Netanyahu, è un passo necessario, da compiere immediatamente. Mettere con le spalle al muro il governo italiano, che continua a fare affari militari con Israele, senza paura, è un’azione politica da portare in Parlamento già domani. Sanzionare e interrompere ogni relazione con il governo israeliano è ciò che spetta alla politica. Non basta sfilare. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
L’ex Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Josep Borrell, ha frantumato il muro di ipocrisia europeo sui morti di Gaza. “Se credete che il bilancio delle vittime sia troppo alto, forse dovreste fornire meno armi per evitare che così tante persone vengano uccise”, ha detto Borrell. Il 50% delle bombe che cadono sulle teste dei bambini a Gaza è spedito dall’Unione Europea. Il 30% arriva dall’Italia. Sono numeri di Borrell, mica di Hamas. Sono gli stessi concetti che quindici mesi e trentamila morti fa sollevarono Madrid e Dublino. I governi di Spagna e Irlanda, per voce dei rispettivi ministri degli Esteri, avevano chiesto formalmente alla Commissione Europea di rivedere l'accordo di associazione tra l'Unione Europea e Israele, sostenendo che Israele stesse violando l’articolo 2 dell’accordo, che obbliga le parti a rispettare i diritti umani e i principi democratici. Il sangue che si versa quotidianamente a Gaza ha le impronte della Commissione von der Leyen e del governo italiano. Per questo, ora che l’indifferenza non è più possibile — vista l’ondata emotiva (e tardiva) — spuntano sgherri che provano a sotterrare la realtà. Rula Jebreal, dopo avere incrociato Italo Bocchino, li chiama “arrampicatori di specchi e rimestatori nel torbido”, che “si affannano per cercare di chiudere gli occhi al mondo”. Sono sgherri che si affannano per rendere potabile l’indicibile. E ne risponderanno anche loro, insieme ai governi, di fronte alla storia. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
Ieri, 22 maggio 2025, almeno 51 palestinesi sono stati uccisi nei bombardamenti israeliani su Gaza. È una cifra che si somma silenziosamente a un totale che ha già superato le 53.762 vittime confermate. Ogni giorno un aggiornamento. Ogni giorno un bollettino di guerra che passa inosservato nei palinsesti e nei vertici diplomatici. Dal 7 ottobre a oggi, Israele ha ucciso più di 3.600 persone solo dopo la rottura del cessate il fuoco, il 18 marzo. A queste si aggiungono mille corpi estratti dalle macerie. Come se la guerra non si fosse mai fermata, neanche durante la cosiddetta "tregua", tra gennaio e marzo, in cui morirono almeno 170 civili e più di 2.200 furono sepolti vivi. La violenza continua a mutare forma: non è solo fuoco dall’alto. È fame. È prigionia. Oggi il ministro della Salute palestinese ha confermato la morte per fame di 29 bambini e anziani. Ha detto che 14.000 neonati rischiano la stessa sorte. È un numero che dovrebbe far tremare i tavoli dell’Onu. E invece no: sono tavoli che restano vuoti mentre le forniture umanitarie restano bloccate ai confini e gli ospedali vengono bombardati. A Rafah si spara ancora. A Jenin i diplomatici stranieri vengono “avvisati” a colpi di mitra. A Sde Teiman si continua a morire nei lager israeliani: oggi è toccato ad Amr Hatem Odeh, 33 anni, padre di tre figli, morto nella base-prigione nel Negev dove Israele tiene centinaia di palestinesi senza processo. C’è una logica che tiene insieme tutto questo: è la logica del disumano che si fa sistema, della punizione collettiva come strategia, del genocidio come prassi. L’Occidente guarda, commenta, si astiene. E Gaza muore, ogni giorno, con la puntualità dei suoi numeri. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
C’è un punto oltre il quale le parole non sono più opinioni, ma prove. Il genocidio non si consuma soltanto con le bombe: si prepara nel linguaggio, si legittima nella propaganda, si giustifica con l’ideologia. È quello che sta accadendo a Gaza. Dove la devastazione non è solo materiale, ma discorsiva. E dove l’intento è dichiarato, pubblicamente, più volte, da più voci. Il 9 ottobre 2023 il ministro della Difesa Yoav Gallant annuncia un “assedio totale” e definisce i palestinesi “animali umani”. Il presidente Isaac Herzog nega l’esistenza di civili: “un’intera nazione è responsabile”. La deputata Gotliv invoca “missili senza limiti” per “radere al suolo Gaza senza pietà”. Il ministro Eliyahu considera “una delle opzioni” la bomba atomica. Il vicepresidente della Knesset, Nissim Vaturi, scrive: “Gaza deve essere bruciata, cancellata dalla faccia della Terra”. E ancora: Bezalel Smotrich parla di “due milioni di nazisti”, di “purificazione”, di “distruzione totale”. Netanyahu loda Smotrich e cita Amalek, il popolo biblico da sterminare. L’ex ministro Moshe Feiglin chiede che Gaza venga “distrutta come Dresda e Hiroshima”. Ariel Kallner e Yinon Magal evocano esplicitamente una “seconda Nakba”. Sono frasi, ma non solo. Sono ordini in potenza, cornici morali, autorizzazioni implicite all’eliminazione di un intero popolo. Perché le parole generano realtà. E la realtà oggi, a Gaza, è una striscia bombardata fino alle fondamenta, privata di acqua, luce, rifugi, umanità. Gaza è una scena del crimine. Gli intenti sono già tutti scritti. Ed è sotto gli occhi di tutti. La storia li leggerà. E li ricorderà. #… #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
Non è un effetto collaterale. È il bersaglio. Lo dice Ehab Abo Khair, portavoce dell’ultima università rimasta in piedi a Gaza, prima che fosse occupata per 70 giorni e poi rasa al suolo dall’esercito israeliano. È il 17 gennaio 2025. Due giorni prima del cessate il fuoco. La distruzione sistematica delle scuole e delle università palestinesi non è un eccesso: è una dottrina. Secondo le Nazioni Unite, l’80% delle scuole di Gaza è stato distrutto. Tutte le undici università non esistono più. Hanno bruciato anche i libri. E la replica israeliana? Qualche condanna di facciata, la solita inchiesta-fantasma. Kenneth Roth, ex direttore di Human Rights Watch, ha parlato di violazioni gravi del diritto internazionale umanitario. Perché anche se in quelle aule ci fossero state armi – ipotesi mai dimostrata – la distruzione metodica di interi campus non ha alcuna proporzionalità militare. È una punizione culturale. Lo chiamano “scolasticidio”, un termine coniato nel 2009 dalla docente Karma Nabulsi per descrivere la cancellazione intenzionale dei sistemi educativi. Myriam Benraad parla di “epistemicidio”: l’assassinio della conoscenza come atto di guerra. Non si colpiscono solo i muri. Si spezza la possibilità stessa di ricostruire, di ricordare, di esistere come popolo. Cinquemila studenti, novantacinque docenti universitari e duecentosessantuno insegnanti uccisi. Oltre seicentomila studenti senza scuola da oltre un anno e mezzo. Mentre le bombe cancellano le aule, Trump arresta studenti solidali nelle università americane e taglia fondi. La guerra alla Palestina passa per l’annientamento del pensiero. Serve chiamarlo con il suo nome. Serve farlo ora. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
Bezalel Smotrich l’ha detto chiaramente: “una pita e un piatto di stufato, e questo è tutto”. È il limite razionato della pietà, la misura della vita concessa per continuare a distruggere. Dietro il linguaggio della sicurezza e della fermezza, si delinea una strategia che ha poco a che fare con Hamas e molto con la punizione collettiva. Il ministro delle Finanze israeliano ha definito “il minimo dei minimi” gli aiuti umanitari concessi alla popolazione di Gaza. Il fine non è sfamare, ma mantenere in piedi, con precisione millimetrica, un popolo sotto assedio. Per non far morire la narrazione della guerra “giusta”, serve che i gazawi restino abbastanza vivi da non scandalizzare l’Occidente. È la fame programmata come strumento di legittimazione internazionale. Netanyahu lo ha detto apertamente: “non dobbiamo arrivare alla fame”, non per umanità, ma per non perdere “l’ombrello diplomatico” che protegge Israele dalle sanzioni e dal Tribunale dell’Aja. Così l’assistenza diventa operazione cosmetica: il pane serve più a Gerusalemme che a Gaza. Intanto le immagini dei camion in fila mostrano un’illusione di aiuto, mentre le cucine pubbliche razionano zuppa e propaganda. Smotrich rivendica che “stiamo distruggendo tutto ciò che resta della Striscia di Gaza”. E lo fa con metodo, con parole studiate per diventare bandiera. Ogni briciola distribuita serve a prolungare l’assedio, non ad alleviarlo. La distruzione è fatta di calcoli, non di bombe. Non è una guerra contro Hamas, ma la normalizzazione della distruzione amministrata. Un popolo trattato come corpo da ridurre a caloria, da spostare, da logorare. Smotrich lo chiama “leadership”. La storia lo chiamerà assedio. #LaSveglia per La Notizia Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/la-sveglia-di-giulio-cavalli--3269492/support .…
플레이어 FM에 오신것을 환영합니다!
플레이어 FM은 웹에서 고품질 팟캐스트를 검색하여 지금 바로 즐길 수 있도록 합니다. 최고의 팟캐스트 앱이며 Android, iPhone 및 웹에서도 작동합니다. 장치 간 구독 동기화를 위해 가입하세요.
Le tecnologie sono ovunque: nel nostro ufficio e in cucina, nell’automobile e a scuola. Cambiano il modo di viaggiare e lavorare, di ascoltare la musica e di telefonare. Le usiamo per giocare, per divertirci, per conoscere. E sono le tecnologie a determinare le grandi variabili su cui si basa la vita: gli approvvigionamenti di energia, la cura della salute, la coltivazione del cibo. La velocità con cui si sviluppano è esponenziale, inquietante e affascinante. Per questo 2024 si espande, alla ...
Il giro del mondo in 24 ore. Ideato da Chawki Senouci e in onda dal 6 ottobre 2003. Ogni giorno alle 19 Chawki Senouci e Martina Stefanoni selezionano e raccontano fatti interessanti attraverso rubriche, reportage, interviste e approfondimenti. Il programma combina notizie e stacchi musicali, offrendo una panoramica variegata e coinvolgente degli eventi globali.
Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle 16 edizioni quotidiane del Gr. Un appuntamento con la redazione che vi accompagna per tutta la giornata. Annunciati dalla “storica” sigla, i nostri conduttori vi racconteranno tutto quello che fa notizia, insieme alla redazione, ai corrispondenti, agli ospiti. La finestra di Radio Popolare che si apre sul mondo, a cominciare dalle 6.30 del mattino. Da non perdere per essere sempre informati.
Giuseppe Cruciani con David Parenzo conduce "La Zanzara", l'attualità senza tabù, senza censure, senza tagli alle vostre opinioni. Una zona franca per gli ascoltatori, uno spazio nemico della banalità e del politicamente corretto, l'arena dove il primo comandamento è parlare chiaro.
Discorsi Fotografici nasce dall’esigenza di creare un punto di riferimento e discussione nel panorama italiano della fotografia tradizionale e digitale.In un processo da fotografo a fotografo, Discorsi Fotografici punta a realizzare un canale di informazione sulle ultime novità, tecniche, tendenze, e tutto ciò che riguarda lo sconfinato mondo del dipingere con la luce.Punto di forza dell’idea è la creazione di podcast audio e video in cui far interagire il fotografo professionista così come ...